VOLTI A RIFLETTERE

Milano, 2018 © a cura di Simona Cioce.

La collettività stessa, con le sue domande, spinge le scelte urbane ver- so la bellezza, la vivibilità, la sicurezza, la capacità di sorprendere, la vera fruibilità degli spazi nel quotidiano. I primi giuristi delle città odierne ne sono gli abitanti, individui esigenti, curiosi, desiderosi di stupirsi piacevolmente del proprio habitat, di costruirvi un immaginario personalizzato. Esplorare la propria città significa – esattamente come durante un viaggio – leggere e interpretare un racconto le cui pagine, più o meno suggestive, avviano a un processo di conoscenza e riconoscimento.

Il volto della città va dunque declinato al plurale, per indicare quella singolare molteplicità di luoghi in cui convivono siti che conservano tradizione, storia, memoria, ma anche aree prive del genius loci, come le grigie periferie spesso degradate, o le zone di transito e di fruizione passeggera. Queste ultime si presentano, il più delle volte, come spazi “desertificati” dal punto di vista della qualità urbana. Ed è proprio sul concetto di volto che “Volti a riflettere” si gentrifica. L’intervento di MisterCaos è vicino alla disciplina della fisiognomica poiché attraverso l’aspetto urbano, dal volto architettonico, pretende di dedurre i caratteri psicologici e morali dello spazio in cui l’opera si è radicata e per cui è stata concepita. Visti nella fase installativa, i tre cubi potrebbero sembrare creazione di land art mentre la metodologia seguita si differenzia sostanzialmente da questa corrente artistica. MisterCaos non disturba, non irrompe nel contesto urbano, non lo invade sfruttando gli elementi naturali. In un certo senso quello che accade è esattamente il contrario: è lo spazio urbano di Piazza del Pieve che invade le tre superfici mimeticamente specchiate, potendo così, insieme alla poesia Volti a Riflettere, invitare i cittadini a riflettere, a guardare, ad interrogarsi e a riconoscersi. Con questa installazione urbana, l’artista effettua l’operazione necessaria atta a riconsegnare il volto del tessuto urbano.

“Volti a riflettere” si pone così come referente visivo, culturale e identitario, spingendo la comunità ad interagire con le molteplici narrazioni che s’intersecano nello spazio della loro piazza per generare in loro desiderio di cambiamento e stimolare proiezioni per il futuro. Volti a Riflettere legge la forma della piazza da una parte, organizza intorno a sé lo spazio, e quindi anche i comportamenti umani, dall’altra.

Vuole costituire un’effettiva risposta a una collettività polifonica; una risposta a lungo termine che sta tra il reale e il possibile e sa sfruttare le caratteristiche della situazione esistente, che non arretra di fronte alla diversità, ma ci si addentra; che non si omologa a quell’immagine fittizia, di una città armoniosamente monolitica e immutabile, che spesso costituisce una scappatoia veloce rispetto alla ricerca di soluzioni reali per questioni che investono la città nella sua complessità.