Milano, 2020 ©

Testo a cura di Valentina Di Cataldo

 

 

Il Dizionario d’Amore Monocromatico si inserisce in un progetto di ricerca sperimentale sul concetto di (in)comunicabilità. Il nucleo semantico da cui ognuna delle sei poesie prende le mosse (e che ne costituisce anche il titolo) è una parola di lingue altre, portatrice di un significato traducibile nella lingua d’arrivo solo attraverso un rilancio interpretativo.

Spostate dal consueto contesto d’uso e ri-radicate queste parole intraducibili nello scarto poetico, le parole scelte diventano veicolo d’elezione per raccontare le diverse declinazioni del Quotidiano.

a un primo sguardo impercettibili, nascondono il senso della cura: per intuire l’invisibile e riuscire a leggere l’intraducibile è necessario adottare una prospettiva obliqua, attenta alla luce, alle ombre e alle più piccole sfumature.

KALPA

Origine sanscrita, sostantivo

Indica il passare del tempo su scala cosmologica, infinito.

 

Siamo un’aritmia del cosmo,

caos, come luce che si guarda allo specchio

cieli nudi immisurabili

che si sfiorano sotto la pelle senza censura,

chiasmo di unità di misura.

Siamo l’istinto dell’eterno in ogni istante.

 

2020

SAMAR

Origine araba, sostantivo

Una danza ininterrotta di parole prolungata fino a tarda notte.

Visti da fuori nel buio

siamo solo parole, colore del sonno,

una pausa tra suoni

e fracasso di santi.

Siamo il ritmo meticcio

dei nostri respiri,

il grido di Dio che trabocca

dai nostri occhi aperti

sotto lo stesso buio.


2020

GURFA

Origine persiana, sostantivo

Indica l’acqua che puoi tenere in una mano.

 

Quando le lacrime ti sciano le guance

mi ricordi tsunami.

Il tuo volto diventa avanguardia

che imparo a memoria

a furia di modellarti gli zigomi.

 

2020

MAMIHLAPINATAPAI

Origine Yamana (Cile), Sud America.

Uno sguardo significativo senza parole, condiviso da due persone che entrambe

desidererebbero iniziare qualcosa.

 

Ti cammino

piano piano con le dita sulla schiena.

Lasciami stare

cento anni

in questo tuo primo sguardo

comodo

d’addio.

 

2020

MBUKI-MVUKI

Origine bantu, verbo.

Indica la voglia di togliersi i vestiti mentre si balla per sentirsi più liberi.

 

Ci guardiamo da così tanto vicino

che potremmo mischiarci il colore degli occhi.

Così tanto vicino

che con lo sguardo ti tengo

stretta a improvvisare un tango,

sdraiati e vestiti del tuo respiro sopra il mio corpo.

Ci guardiamo da così tanto vicino

che se ora chiudessi gli occhi

riuscirei solo a immaginare il tuo sguardo

quando sono dentro di te.

 

2019

CAFUNÈ

Origine: portoghese, verbo.

Indica l’atto di passare delicatamente e con tenerezza le dita tra i capelli delle persone care.

 

Regalami ancora

un’altra notte passata a fare mattina,

per scoprire il mio corpo con le tue mani.

A farti rubare un momento alla volta

per tutto il giorno che viene,

e assaporarti mentre cerchi, nascosta

come i baci che porti,

la fregatura dentro i miei occhi.

E se non puoi,

regalami solo una mano tra questi capelli

e le tue gambe nude incastrate

con le mie.

 

2019