Foto di Italo Forina

VIAVAI

San Donato, 2020 ©  a cura di Simona Cioce e Valentina Di Cataldo

 

Viavai è un crossover di linguaggi, un’opera site specific che intreccia arte pubblica e poesia. Realizzata su una superficie di 11248 mq, è la più grande poesia pubblicata in strada mai scritta al mondo.

Situata a 10 metri di altezza, sul tetto di una barriera insonorizzante della ferrovia lunga oltre 600m, è un’opera di per sé inaccessibile e debordante, impossibile da abbracciare in un unico sguardo per via della location e delle dimensioni gigantesche, e pertanto fruibile nella sua interezza solo dai palazzi costretti ad affacciarsi sul muro o in maniera derivata con immagini dal satellite.

L’opera, dedica al quartiere in cui è cresciuto l’artista, in una volta sola racconta, denuncia e contestualizza  un non-luogo che da 3 decenni divide a livello sia fisico che sociale oltre 9000 persone dal resto della loro città. Un’azione di ri-narrazione dello spazio abitato che rende il supporto delle parole elemento fondamentale e costitutivo del processo creativo e del cambiamento.

Via Di Vittorio (“la Via”, come la chiamano gli abitanti) è una strada diritta, lunga più di un chilometro, all’estrema periferia di San Donato Milanese, cittadina dell’hinterland milanese. Per la conformazione anomala e la storia unica, oltre che una periferia al cubo, può essere considerata un quartiere vero e proprio. Dritta e senza uscita, “la Via” si sviluppa lungo la direttrice nord-ovest/sud- est: l’unico punto di accesso è a nord-ovest, mentre all’estremità opposta (sud-est) vi è solo una piccola strada sterrata pedonale. Sui due lati della “Via” alti palazzi accolgono circa 9000 persone, un terzo della popolazione totale di San Donato.

 Per tutto il chilometro di lunghezza solo vie laterali chiuse, nessuna reale via di uscita. A sud-ovest l’area è delimitata da una striscia di terra incolta e da alcune fabbriche, mentre a est la ferrovia divide via Di Vittorio dal resto di San Donato con un taglio netto. Questa barriera è resa ancora più invalicabile dal muro di insonorizzazione costruito intorno ai binari negli anni novanta: un muro alto all’incirca 10 metri e lungo quasi quanto tutta la Via, che si estende a ridosso dei palazzi. 

Si tratta di una barriera fisica ma anche sociale, un elemento-simbolo tristemente evocativo che negli anni ha contribuito con la sua presenza a creare una situazione da quartiere – ghetto. Isolata dal resto della città, ma anche strada obbligata e senza uscita, “la Via” è diventata un luogo ideale per l’insediamento di forme di microcriminalità e degrado di vario tipo, di cui ancora oggi permane la nomea negativa.Nell’immaginario collettivo, via Di Vittorio è un luogo senza alternative, da cui si può solo sperare di scappare appena possibile